Il karate è via per rafforzare la costanza dello spirito (Cura il tuo spirito di ambizione).
Così recita il terzo precetto del Dojo Kun. Essere ambiziosi nella società di oggi ha assunto un significato ben diverso da quello etimologico (dal latino ambitio, da ambi, in tutte le direzioni, e itum, andato: volontà di andare in tutte le direzioni, di scoprire nuove cose). Oggi essere ambiziosi significa soprattutto essere determinati a raggiungere un successo personale (ricchezza, carriera, ecc). Questo fa sì che l'ambizione finisca per assomigliare molto alla competizione. Ma ambire non significa primeggiare. Se questo diventa lo scopo ultimo stiamo sbagliando tutto e il risultato sarà che ameremo non quello che facciamo ma il risultato (soldi, successo, carriera, ecc).
Ma torniamo al nostro karate.
Amiamo fare karate o amiamo quello che il karate ci può portare di "materiale"? Questo è il discrimine.
Nel secondo caso non saremo mai dei karateka ma delle persone, magari anche talentuose, che usano il karate per soddisfare il proprio ego. Persone in eterno confronto con gli altri dimenticando che il confronto più importante è quello con noi stessi.
Ma se amiamo veramente fare karate, o qualunque altra cosa, allora dobbiamo sforzarci (Doryoku) di praticare con costanza, regolarità e disciplina. E dovremo oltre che con noi stessi confrontarci con gli altri senza voler essere a tutti i costi i "primi". Con umiltà ci dovremo porre di fronte agli altri come curiosi apprendisti. Solamente in questo modo torneremo a dare il giusto significato alla parola "ambizione".
"La fatica non è mai sprecata. Soffri ma sogni." (P. Mennea)