Kihon - Solide fondamenta

 

Le due sezioni di cui è composta la parola KIHON ( KI base e HON fondamenta ) sottolineano l'importanza di avere solide fondamenta per poter costruire qualcosa di duraturo.

Perfezionare le tecniche con il fine di renderle realmente efficaci è lo scopo ultimo del kihon.

 

Questa continua ricerca della perfezione del gesto tecnico deve tuttavia accompagnarsi alla ricerca dell' efficacia. Il "come" eseguo la tecnica dovrà sempre legarsi al "perché" la eseguo.

 

Caratteristica del khion sono le ripetizioni. Al riguardo è bene ricordare quanto diceva il Maestro Taiji Kase:

 

"Uno degli aspetti più importanti nella pratica di qualsiasi Arte del Budo sono le ripetizioni di tecniche o di combinazioni. Ma queste non devono essere realizzate con qualsiasi forma: per esempio quando qualcuno ripete molte volte una determinata tecnica o movimento, come 500 – 1000 o 10.000 ripetizioni di TSUKI (colpo diretto di pugno), deve guardarsi dentro e percepire le proprie sensazioni, perché probabilmente solo due o tre dei Tsuki realizzati sono stati eseguiti correttamente (velocità, potenza, posizione), ossia efficacemente. E solo queste due o tre ripetizioni sono importanti, ossia quelle che devono essere ricordate. Perciò, bisogna essere molto recettivi per sentire il momento in cui l’esercizio è riuscito bene, guardarsi dentro e registrare quella sensazione nella mente e nel corpo. Poi ci si deve domandare: per quale motivo questa volta mi è riuscito meglio delle altre? E questo è il salto dal quantitativo (quantità) al qualitativo (qualità): questa è la cosa veramente importante nel processo di apprendimento – come passare da un livello all’altro. La prossima volta che praticherai quella od un’altra tecnica, dovrai provare a ricordare quelle stesse sensazioni, affinché in altre occasioni le tecniche vengano eseguite in sintonia con esse. In questo modo, nella migliore delle ipotesi, occorreranno solo 100 ripetizioni per eseguirne due o tre correttamente. E così, ogni volta si progredirà più rapidamente e potremo trasferire le sensazioni corrette ad un maggior numero di tecniche. Questa è una delle chiavi per progredire, ma non si deve per 30,40 o 50 anni fare sempre lo stesso tipo di allenamento, migliaia di ripetizioni senza percepire o rendersi conto di quel che sta succedendo dentro il nostro corpo, senza migliorare la qualità delle nostre tecniche e confidando esclusivamente sulle ripetizioni. Questo non è sufficiente, bisogna cercare qual è stata la tecnica corretta, come la si è percepita e lavorare con quella sensazione."

 

Ovviamente questo tipo di lavoro, oltre a migliorare la qualità delle nostre tecniche, contribuirà a migliorare la nostra forza e resistenza muscolare nonchè a farci conoscere meglio il nostro corpo.

 

Il lavoro sul kihon ci accompagnerà per tutta la vita.

Il passare degli anni, le malattie, acciacchi ecc modificheranno in continuazione il nostro corpo che avrà quindi bisogno di aggiustamenti continui. L'immagine che ho scelto per rappresentare il kihon è infatti quella di Mikio Yahara Sensei che cura la lama della sua katana.

 

Senza contare che davvero "una vita non basta" per arrivare in fondo alla Via del karate.